Sono indispensabili e ci consentono di fronteggiare qualsiasi emergenza da batteria scarica. Di cosa stiamo parlando? Ma dei power bank, una autentica manna dal cielo. Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto. Per esempio in una scuola a Milano questo accessorio è esploso nello zaino di una alunna ferendo 7 alunni e una insegnante? Ma come sono fatti i power bank e perché possono capitare questi incidenti? Scopriamolo insieme.

Com’è fatto un power bank?

Si trattano di batterie di riserva che sostituiscono quelle integrate all’interno degli smartphone e degli i-phone. Sono nati proprio per sopperire alla facilità con la quale i nostri dispositivi si scaricano. Generalmente quelli di ultima generazione hanno l’aspetto di una saponetta schiacciata con una presa usb per la carica e un led che mostra lo stato.

Questo involucro ospita all’interno la batteria vera e propria che è realizzata in ioni di litio e un pcb, ovvero un circuito stampato che si occupa di gestire il trasferimento di energia dal device al dispositivo di scarico.

Può esplodere?

Se consideri che la batteria è fatta allo stesso modo di quelle degli smartphone, la risposta non può che essere affermativa. Del resto i casi di cronaca raccontano eventi simili accaduti già in passato. In particolare, il più famoso è quello del Galaxy Note 7 che era stato annunciato in pompa magna ed è stato ritirato dal mercato proprio per questo rischio.

Perché succede questo?

Quando si genera energia sta avvenendo una reazione chimica. Ed è anche normale che sia così. Il problema si verifica quando il calore che si sprigiona aumenta a livelli vertiginosi per via di un danno alla batteria o qualche circuito interno. Probabilmente l’uso di materiali difettosi, se non proprio scadenti, rappresenta la prima causa del disastro. Il consiglio è sempre lo stesso: mai provare a risparmiare se c’è di mezzo la tecnologia. E soprattutto la sicurezza.

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